USB: la Regione Puglia nega di nuovo l'acqua potabile, braccianti sul piede di guerra
La lotta dei braccianti per i diritti sindacali e sociali nelle campagne del Foggiano, territorio di San Severo e zone limitrofe, sembra turbare il sonno a più di una persona.
È dal 13 settembre che è stato negato a oltre 2000 persone l’accesso all’acqua potabile, un bene che non si nega neanche alle piante, ancora una volta per un ordine proveniente dalla Regione Puglia.
La stessa che aveva ripristinato la distribuzione dell’acqua potabile, prendendo atto della violazione di un diritto basilare, dopo la giornata di lotta del 31 luglio con astensione dal lavoro da parte dei braccianti.
Durante la manifestazione di luglio, che ha visto centinaia di uomini e donne sotto la sede della Regione, era stato raggiunto un accordo tra la delegazione dei braccianti USB, l’assessore regionale al Lavoro, Sebastiano Leo, l’assessore alle Politiche agricole, Leonardo Di Gioia, e il Segretario del presidente del Consiglio Regionale, Roberto Venneri.
In quell’ accordo le parti avevano concordato in particolare:
- Il ripristino della distribuzione dell’acqua potabile ai braccianti che vivono all’aria aperta nelle campagne di San Severo.
- l’avvio di un tavolo permanente di confronto su rispetto del contratto di lavoro, diritto all’abitare e iscrizione nel registro dei residenti, che i comuni non stanno garantendo ai braccianti.
Sia l’assessore al Lavoro che quello alle Politiche agricole avevano garantito una visita ai braccianti, accogliendo così l’invito di Usb.
Invece l’ennesima negazione dell’accesso all’acqua potabile a migliaia di esseri umani non solo costituisce un maltrattamento, ma equivale a voltarsi dall’altra parte per negare l’esistenza di un problema. Noi vogliamo affrontarlo questo problema e risolverlo insieme ai lavoratori.
Abbiamo già offerto soluzioni alla politica ma, evidentemente, non piacciono a chi della precarietà, dei bisogni, del vivere in modo indecoroso ha fatto la fonte della propria ricchezza. Perché qualcuno ha interesse a lucrare politicamente e probabilmente anche economicamente sulla pelle dei braccianti impegnati in un processo di organizzazione sindacale. Un processo fondato sull’alfabetizzazione sindacale, sui diritti e sulla lotta a qualsiasi forma di caporalato e di sfruttamento.
Noi siamo stati di parola mentre altri vogliono fermare questo processo, in una terra che affonda le radici nelle lotte bracciantili con Giuseppe Di Vittorio, perché sono i braccianti oggi a portare la sfida sul terreno del rispetto dei diritti sindacali, per il superamento della ghettizzazione e per l’avvio di un piano strutturale per l'inserimento abitativo.
Noi paura non abbiamo, motivo per cui torneremo a Bari per riprenderci quello che la Costituzione ci garantisce.
Unione Sindacale di Base Lavoro Agricolo