Lavoro agricolo, flop irreversibile del decreto regolarizzazione: USB chiede un incontro urgente al governo

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Dalle informazioni che ci giungono dai nostri delegati, presenti nei campi di Puglia, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Piemonte, Lazio, Campania, Basilicata, Emilia-Romagna appare ormai evidente che il decreto sulla regolarizzazione, in scadenza il 15 agosto, è stato un completo fallimento per i lavoratori impegnati in agricoltura. A conferma della nostra lettura, il report del 31 luglio del Ministero dell’Interno certifica che le richieste di regolarizzazione in campo agricolo sono solo 19.875 su 148.594 del totale. Le circa 200.000 regolarizzazioni stimate dal Governo per il settore sono ormai irraggiungibili.

 

Ciò che abbiamo verificato, direttamente nei campi, è che solo il 5/6%  dei braccianti presenti (stiamo parlando, lo sottolineiamo, di lavoratori che si spaccano la schiena per 25/30 € al giorno) hanno i requisiti necessari per accedere a questa regolarizzazione. E i restanti non hanno i requisiti perché i criteri, i documenti, i costi necessari per una regolarizzazione di soli 6 mesi ostacolano invece che favorire il processo di emersione dal lavoro nero.

 

Ciò che abbiamo constatato, e lo hanno fatto anche inchieste giornalistiche a livello nazionale, è che questa modalità ha favorito un nuovo mercato nero dei documenti necessari, con compravendita di documenti e ulteriore sfruttamento economico dei  lavoratori desiderosi di uscire dalla invisibilità della propria esistenza.

 

L’Unione Sindacale di Base ha da subito criticato questo decreto, facendo una facile previsione del suo fallimento e lo ha ribadito al Tavolo Nazionale sul Caporalato di fronte a ministri, all’INPS, all’ANCI e ai rappresentanti delle Regioni. L’emersione dal caporalato può avvenire solamente garantendo la regolarizzazione di tutti i lavoratori migranti e soprattutto i richiedenti asilo presenti in Italia.

 

L’Unione Sindacale di Base vigilerà nei territori sull’impiego dei 700 milioni di euro impegnati dal governo per combattere il caporalato. Lotteremo fino a che l’ultimo dei braccianti sia considerato con dignità e rispetto. Anche nella notte di sabato 1° agosto a Borgo Mezzanone (Foggia) il degrado e l’abbandono delle istituzioni hanno permesso l’ennesimo violento conflitto tra gli “invisibili”.

 

Oggi più di prima ribadiamo che il caporalato va sconfitto garantendo diritti a chi oggi in Italia lavora nei campi per permettere al Made in Italy di essere un’eccellenza, garantendo cioè alloggi e trasporto, garantendo salario ed orario di lavoro.

 

Per queste ragioni abbiamo inviato una richiesta di incontro urgente al Presidente del Consiglio Conte ed ai ministri interessati, al fine della modifica del decreto prima del 15 agosto.

 

Coordinamento lavoro agricolo USB