La guerra del prezzo del pomodoro tra produttori e aziende di trasformazione mette a rischio il lavoro dei braccianti
La guerra sul prezzo del pomodoro, quindi sulla prossima raccolta stagionale, tra produttori e aziende di trasformazione in assenza di una composizione, determinerà serie conseguenze anche sui lavoratori e sui consumatori.
Secondo quanto si apprende, l'industria offrirebbe tra gli 82 e gli 87 euro per tonnellata, mentre i produttori dichiarano di non poter scendere sotto i 95 euro per la varietà tonda (quella destinata alla passata) a 105 euro per quella lunga (idonea alla trasformazione in pelati).
A meno di un mese dall'avvio della raccolta del pomodoro e con le piante già a dimora, tutte le aziende del centro sud del paese non hanno alcun riferimento e si teme il caos nel comparto che muove oltre 3 miliardi di fatturato annui, per una superficie coltivata che supera i 30 mila ettari.
A rischio sopratutto l'occupazionale e le condizioni salariali degli operai agricoli, e le conseguenze per i consumatori in termini di prezzo.
Ricordiamo che tale settore comprende solamente al sud circa 20 mila persone, dove si concentra più del 53 per cento della produzione totale.
Soltanto una regolamentazione può scongiurare tutte le ricadute, comprese le garanzie al consumatore propedeutiche anche per la tracciabilità e qualità del prodotto.