Dalla Giornata mondiale dell’alimentazione alla battaglia della PAC
Oggi è la Giornata mondiale dell’alimentazione e dopo decenni di politiche fallimentari per ridurre la malnutrizione nel mondo, di ingenti aiuti economici per favorire lo sfruttamento intensivo di terre, acque e animali peggiorando lo stato di salute della terra e dell’ambiente, siamo ancora qui a celebrare la speranza di un sistema capace di nutrire tutti, per noi speranza malriposta finché il cibo sarà considerato una merce e non un diritto.
Intanto, il 20 ottobre il Parlamento europeo voterà la riforma della PAC, la Politica agricola comune. Non una parola sui diritti dei lavoratori, ancora regali all’agroindustria.
Se parliamo di Green deal, se parliamo di ingenti interventi economici da parte dell’Europa in favore della economia verde, è chiaro che parliamo anche di PAC, la più grande partita di sussidi che l’Unione Europea devolve ai paesi membri: 390 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, più di un terzo dell’intero bilancio europeo, quasi 40 dei quali destinati all’Italia.
Il Parlamento europeo che il 20 ottobre voterà la riforma della PAC, sarà fortemente condizionato dalle pressioni delle grandi lobbies internazionali, legate all’agroindustria, a un idea di sfruttamento intensivo della terra, ai grandi colossi chimici produttori di pesticidi e conservanti, ai grandi proprietari terrieri che si giovano di una PAC che elargisce sussidi non per la qualità della produzione, ma per la vastità dei terreni agricoli, o per il numero di capi di bestiame.
La possibilità che l’agricoltura europea si avvicini a criteri di sostenibilità ambientale, a una produzione agricola rispettosa della biodiversità del territorio e alle millenarie tradizioni di un’agricoltura contadina, saranno osteggiate con forza da tutti coloro che vedono in questa nuova pioggia di denari pubblici la possibilità di nuovi grandi profitti.
L’Unione Sindacale di Base, che in questi anni ha verificato come proprio nelle campagne e nelle aziende agricole, principali foriere del “made in Italy”, del cibo di qualità esportato con grandi profitti, ci sia il massimo dello sfruttamento lavorativo, il massimo della precarietà dei rapporti di lavoro, il massimo della evasione fiscale da parte dei proprietari di aziende agricole, denuncia con forza che in una situazione di estrema inosservanza non solo dei contratti di lavoro, ma di violazione del diritto al pari trattamento lavorativo e al pari diritto di cittadinanza tanto decantati nella Carta europea dei diritti non venga inserita alcuna chiara indicazione sul rispetto dei diritti contrattuali dei lavoratori agricoli. Nessuna clausola che condizioni la fruibilità degli ingenti sussidi economici pubblici, alla reale dimostrazione del rispetto dei lavoratori impegnati nelle aziende agricole.
Appare intollerabile che la stragrande maggioranza dei deputati presenti nel Parlamento Europeo abbiano totalmente ignorato le richieste che venivano dal mondo sindacale e dal mondo dei lavoratori agricoli, e abbiano ignorato la grande preoccupazione delle associazioni contadine per lo sfruttamento intensivo dei terreni, per il maltrattamento degli animali negli allevamenti intensivi, per l’uso dei pesticidi che inquinerebbero la produzione alimentare, ma che minacciano la salute della vita di quei lavoratori che sui terreni infestati di pesticidi ci lavorano e ne respirano il veleno, quei lavoratori che raccolgono quei prodotti agricoli spezzandosi la schiena per 3 euro l’ora.
L’Unione Sindacale di Base intende ricordare alle forze politiche progressiste che voteranno questa riforma, a tutte le organizzazioni ambientaliste che si mobilitano in difesa degli animali e della genuinità dei prodotti agricoli, che il rispetto dei diritti delle persone, dell giusto salario e di ogni condizione contrattuale sono una priorità se si vuole parlare di sostenibilità e di crescita economica in armonia con la natura.
Su questi temi continueremo a dare battaglia!
Unione Sindacale di Base – Lavoro agricolo